La particolare storia degli ebrei di Sannicandro Garganico.
“come, da un cammino di tenebre, uscì una luce…”

Qui si racconta una piccola storia, luminosa: come, da un cammino di tenebre, uscì una luce; una luce che brilla nelle tenebre e nell’ombra della morte. Qui si raccomanda al lettore di non macchiare questa storia che è la giusta parola di Dio».

Così esordisce il diario di Donato Manduzio. La redazione scritta degli avvenimenti che ebbero luogo nell’agosto del 1930 e condusse alla religione ebraica Manduzio, sua moglie e un certo numero di altri cittadini di Sannicandro G., risale al gennaio del 1935. Donato Manduzio detto Cacabbà, era un semplice contadino – spesso descritto come un veggente e mago – che visse a Sannicandro dal 1885 al 1948. Nato da una modesta famiglia di braccianti, Manduzio a causa della sua povertà non poté andare a scuola e fino a quando partì come soldato militare egli era un’analfabeta. Con la prima guerra mondiale inizierà un periodo nuovo per lui. Arruolato nel 94° reggimento di fanteria, concilierà al dovere l’interesse per la scrittura e la lettura iniziando da autodidatta ad imparare a leggere e a scrivere, ma tutto questo aveva un fine che ben presto egli esprime nel diario «pregavo per conoscere la verità e che se ci fosse qualcuno che ha creato e domina il mondo io voglio servirlo». Durante la guerra, però, egli contrasse una malattia che lo portò all’invalidità e col tempo a peggiorare sempre più, fino alla morte; la scoperta del sapere unita ad una riduzione della sua attività fisica, hanno svolto una parte essenziale nella formazione della personalità adulta di Manduzio. Ben presto egli ritornerà nel suo paese e porterà con se questa domanda che lo tormentava e nonostante cercasse risposte in molti libri, quali romanzi , il Rotolio, libri di magia e astrologia, capì e concluse che erano «tutti libri di falsi profeti». Fino a quando, nella notte tra il 10 e l’11 Agosto del 1930 Manduzio ebbe la sua prima visione dove vide un uomo che gli portava una lampada nelle tenebre e gli chiedeva di accenderla, facendo sì che dall’oscurità in cui era ne uscisse una luce. Il giorno seguente va da lui un uomo con in mano una Bibbia, testo che egli non aveva mai letto, e gliela dona affinché potesse leggerla, ed è ciò che accadde. Le prime pagine che Donato aprì furono quelle della Genesi dove egli trovò le risposte alle sue domande e Dove Dio gli apparve creatore, ordinatore e giusto; lo stesso Dio che si era scelto un popolo – quello ebraico – per mezzo del quale essere lodato secondo verità. Manduzio, attratto dal contenuto della Bibbia lesse sia l’Antico che il Nuovo Testamento, ma considerò e ritenne valido solo l’Antico , appassionandosi in particolar modo alle narrazioni dell’Esodo e a Mosè come profeta per eccellenza.

Ben presto Donato comprese che la via che gli era stata indicata nella visione era realmente quella che portava la luce e a lui era toccata questa missione di accendere la lampada, cioè di diffondere la parola dell’Eterno. A partire dal quel giorno iniziò a parlare ai suoi parenti e agli amici della scelta fatta e della visione ricevuta e di come nella Bibbia era scritto che Dio aveva scelto un popolo che si chiama Israele che osservava tutti i suoi statuti e comandamenti dati da Dio a Mosè sul monte Sinai . Questa diffusione, per il momento, incontrò parecchie difficoltà. All’inizio gli amici di Donato e alcuni suoi parenti (suo fratello e le sue cugine) sembravano molto interessati alla nuova religione, ma quando Manduzio disse loro che il Dio di Israele è un Dio geloso il quale non tollera immagini nelle case dei suoi figli e che quindi avrebbero dovuto bruciare gli «idoli» la maggior parte se ne andò e non tornò più. A cominciare dal fratello che si allontanò per sempre da Manduzio. Ma alcuni suoi amici restarono perché condividevano lo stesso pensiero religioso di Donato. In questo anno Manduzio si diede da fare per resuscitare il popolo ebraico che riteneva scomparso ormai da secoli, fino a quando un giorno un loro conoscente gli disse che le città erano piene di ebrei e diede loro gli indirizzi di alcuni ebrei residenti a Torino e a Firenze. Donato scrisse immediatamente e da Torino gli giunse la risposta di mettersi in contatto con il Rabbino capo di Roma, Rav Angelo Sacerdoti. Secondo il diario di Manduzio, due lettere scritte a Roma dal gruppo di Sannicandro rimasero senza risposta e solo alla terza lettera, infine, il rabbino capo rispose che in effetti aveva ricevuto le lettere, ma aveva pensato che si trattasse di uno scherzo, non avendo mai saputo che qualcuno d’Israele fosse passato dal Gargano e gli domandava in che modo fossero venuti a conoscenza della religione ebraica.

Nel 1936 iniziarono una serie di contatti tra il nuovo capo rabbino di Roma David Prato e la comunità di Sannicandro avente come tramite un proprio inviato, Raffaele Cantoni. Questi giunse a Sannicandro nel Luglio del 1937 con l’intenzione di regolarizzare il rituale, di aprire una sinagoga e di integrare il gruppo alla comunità ebraica di Napoli. L’ebraismo ufficiale italiano sembrava ormai deciso a occuparsi del singolare fenomeno sorto nel Gargano. L’idea di aprire un tempio era positiva, ma venne a scontrasi con la situazione politica del tempo che non era affatto favorevole all’ebraismo stesso e tanto meno alla possibile apertura di una sinagoga. Pertanto le leggi razziali emanate nel 1938 significarono per la comunità di Sannicandro controlli e pressioni alle quali, da gente semplice quali erano, non erano stati fino ad allora adusi. Da Roma scrissero a Manduzio che «il mondo è marcio» e che era meglio attendere tempi migliori per fare una nuova domanda al Ministero degli Interni e sperare di ottenere l’autorizzazione a riunirsi; sotto questo punto di vista, la comunità romana fu lungimirante, vollero preservare questa piccola luce che era nata in un periodo così buio dove tutto era consigliabile fare meno che diventare ebrei.

Importante fu l’incontro della comunità di Sannicandro con la brigata ebraica, nel luglio del 1943 con i quali instaurarono rapporti di amicizia. Negli incontri successivi la brigata portò con se dolci per i ragazzi e varie cibarie ed in particolar modo le idee sioniste, che circolavano con maggior forza in quei periodi, infatti molti si arruolarono, successivamente, e partirono per la Palestina. Ad alimentare ancora di più queste idee sioniste fu l’arrivo, nell’aprile del 1944 a Sannicandro di Enzo Sereni, una grande figura di intellettuale sionista e socialista. A Sannicandro egli insegnò al gruppo di Manduzio a cantare Ha-tiqwah, il canto che diventerà l’inno nazionale d’Israele. Dopo questi fatti, giunse il momento tanto atteso dalla comunità e da Manduzio stesso, ovvero “la conversione”. Uno dei più ardenti desideri di Manduzio era quello di vedere, prima di morire, tutto il suo gruppo inserito pienamente nella comunità d’Israele mediante la milà per gli uomini e la tevillah per le donne. Questo rito era per lui pregno di significato perché esso rappresentava davvero il segno dell’alleanza fra D-o e Abramo. Nel 1945, dopo la liberazione, era ritornato a Roma il rabbino capo Prato e Raffaele Cantoni. Il 26 luglio 1946, il rabbino Alfredo Ravenna fu mandato da Roma per organizzare questa circoncisione collettiva, che fu eseguita tra il 4 e il 18 agosto dal dottor Arnaldo Ascarelli, alla presenza di Raffaele Cantoni. Il bagno rituale ebbe luogo dieci giorni dopo nelle onde del mare Adriatico, a Torre Mileto. In tutto furono circoncise tredici persone. Alcuni non poterono essere operati a causa di malattie e tra questi Donato Manduzio stesso. Si iniziava a considerare la prospettiva di partenza per la Palestina di cui si cominciava a parlare con insistenza, Donato per conto suo, poteva ormai lasciare questo mondo in pace perché lui pensava che morto lui, altri si sarebbero presi cura della piccola comunità, ora era pronto.

Il corpo di Donato fu sepolto in un campo che apparteneva a un impiegato del dazio. In seguito, fu spostato nel cimitero di Sannicandro e deposto in un loculo. Una lapide reca inserita una sua fotografia e fra due stelle di Davide la seguente iscrizione:

Donato Manduzio nacque nel 1885 e visse nell’uso del paganesimo fino al 1930, ma l’undici otto corrente anno per ispirazione divina fu chiamato da Dio col nome di Levi cioè sacerdote, e bandì in questa roccia tenebrosa l’unità di Dio e il riposo del sabato. Morto il 15-3-19

Tra il 1948 e il 1949 ebbero luogo le prime emigrazioni degli ebrei di Sannicandro verso la terra d’Israele, raggiungere la terra promessa fu per essi l’avverarsi di un sogno che era stato caldeggiato con infinito amore.

Grazia Gualano

1 Diario di Donato Manduzio

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